Le nostre biografie professionali molto spesso sono un resoconto ordinato di titoli di qualificazione, esperienze lavorative e tutto ciò che possa attestare le nostre abilità, a volte conseguite con merito ed impegno.
Ciò che molto spesso passa in secondo piano e che non fa testo né punteggio, è il racconto profondo di chi siamo realmente; quali sono gli ideali che orientano la nostra vita, quali sogni intendiamo realizzare e quali obiettivi vogliamo raggiungere.
Per fare questo non è sufficiente aprire i cassetti della nostra scrivania e riportare tutto, magari in un modulo precompilato, occorre invece mettersi di fronte ad un foglio bianco e aprire i cassetti della nostra intimità e far emergere la nostra essenza più autentica.
Siamo anzitutto storie ricche di tanti significati e orientate ad un continuo miglioramento che supera la forma di carte strappate. Essere è dunque realizzare la nostra più grande vocazione: Essere vivi essendo in vita.
Impariamo a difendere questo grande tesoro e lavoriamo in profondità per definire il nostro valore. Non esistiamo per essere tritati; siamo al mondo per amare ed essere amati.
Scrivere un curriculum
Che cosa è necessario?
È necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
è bene che il curriculum sia breve.
È d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio in vista.
È la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.
(Wislawa Szymborska)